martedì 30 giugno 2015

Ora insieme

Pubblichiamo di seguito uno scritto di Don Renato Gargini di qualche anno fa ma ancora attuale.


ORA INSIEME

Al volontario che viene a Santa Maria Assunta dell'AIAS per vivere un'esperienza di quindici giorni al mare, in modo particolare a chi lo fa per la prima volta.

Hai sentito parlare di persone handicappate. Tutti ne parlano. Prima il silenzio: si nascondevano le persone handicappate.
Oggi si analizzano, si curano, si discutono. I giornali, il cinema, la TV con frequenza ne fanno riferimenti, anche se non sempre puntuali.
Cominciò quell'ineffabile personaggio di Gelsomina nel film “La strada” di Fellini, a liberare, dalla stanza nascosta, il ragazzo handicappato, mentre la famiglia faceva la festa della trebbiatura.
Lo scoprì e lo fece sorridere, rendendolo alla festa della comunione dei bambini.
Oggi c'è ovunque il tentativo di rendere le persone handicappate alla scuola, alle strade, ai supermercati, alle feste, al teatro, al lavoro, agli uffici, a una famiglia, alla politica.
C. Nolan, tetraparesi spastico è riuscito ad andare oltre e a portare l'handicap dentro le classifiche dei premi mondiali, scrivendo un libro “Sotto l'occhio dell'orologio”, che si pone come guida alla comprensione del mistero della vita per ogni uomo. Senza fare cenno agli handicappati, anche premi Nobel, che si distinguono nelle scienze.
Ora, insieme per quindici giorni c'è l'impegno non solo a parlarne, ma a coinvolgersi per una esperienza che può diventare paradigmatica per la tua esistenza.
Una svolta per uscire da te e ritrovarti più ricco, perdendoti e più capace di non disperdere la tua vita, imparando a donarla.
La prima cosa che ti succederà è la scoperta della necessità dell'esame di coscienza. Avvertirai quanto tempo hai perduto. Potresti sapere di più, essere più creativo e capace di inventare soluzioni, progetti di un modo nuovo di essere. Ti accorgerai che non hai “pensato grande”. Il grande mistero della vita, della storia ti è rimasto estraneo, perché troppe volte sei rimasto irretito dall'handicap sociale del consumismo dell'edonismo, dell'egoismo: i suffissi in ismo li scoprirai come handicap dell'uomo.
Avvertirai, insomma, che non sei ancora entrato nel profondo del centro di te stesso. C'è da augurarsi che ti nasca nel cuore un grande desiderio di cambiare mentalità (Atti 3, 19-21) e di convertirsi (Mat. 18, 1-4).
la seconda cosa che irromperà in questa tua esperienza è l'urgenza inarrestabile di amare. L'intima essenza dell'uomo è l'amore, nella verità. Un amore che trova le modalità per crescere e diffondersi, un amore la cui patria è l'altro in Dio.
Per l'amore è pericoloso Platone. Il maestro vero è Gesù che prima fece e poi insegnò.
Per “fare” l'amore è necessario conoscere. Ti sarà di somma utilità, qui al mare, l'incontro dopo pranzo con gli altri, insieme agli operatori. Conoscerai quello che dicono gli esperti sulla persona a cui dovrai dare la tua ricchezza in questi 15 giorni. Successivamente dovrà aggiungersi anche lo scambio reciproco di quello che hai conosciuto nella tua condivisione ogni giorno, in camera, al ristorante, sulla spiaggia, nel parco, nelle gite, nell'attività ludica e ricreativa.
Per conoscere occorre ascoltare, osservare, scambiare.
La vera conoscenza si ha effettivamente nel servizio con amore. Se ti limiterai a “guardare” non arriverai a conoscere: hai occhi e non vedi. Se risponderai alle esigenze della persona a te affidata, capirai che cosa significa essere interpellato. Le esigenze che ti vengono manifestate sono le vere domande a cui occorre rispendere per passare all'esame difficile della vita: si risponde quanto più si sa. Ma si sa quanto più il conoscere diventa esperienza. Il Verbo che si fa carne è il codice genetico, inscritto nella vita soprannaturale di ogni cristiano.
La terza cosa che ti sarà chiesta, anzi invocata, è la collaborazione che dovrai umilmente apprendere e poi dare, ai genitori, agli operatori, le maestre, i terapisti, il medico.
Oltre l'attenzione preliminare alle indicazioni globali della Direzione: Presidente, Dottoressa Direttrice Medica, Psicologa, Coordinatrice, ti sarà chiesto:
  1. l'aiuto all'inventività pomeridiana del lavoro didattico, della comunicazione nell'interscambio, nell'impegno per le attività, i lavori, gli oggetti che dovranno essere esposti e donati nella serata finale;
  2. la partecipazione ai giochi terapeutici e alla vera e propria terapia ludica sulla spiaggia e con il bagno nel mare;
  3. la esplorazione di ambienti e di esperienze che possano essere visitate nelle eventuali micro-passeggiate del pomeriggio;
  4. la messa in comune di tutte le tue doti artistiche (chitarra, organo, mimo, lettore, intrattenitore etc.) per costruire e realizzare le serate-incontro del dopo cena;
  5. l'attenta e gioiosa disponibilità all'ascolto dei genitori, alle loro esigenze di riflettere sulla loro difficile vocazione, di sentirsi sollevati, animati, sorpresi da una amicizia fresca che li rinfranca;
  6. la condivisione con i tuoi compagni di tutta la complessità di questa esperienza guidata e diretta dal Coordinatore dei volontari.
La quarta cosa ti sarà donata, ed è l'adorazione di Dio nel mistero dei nostri ragazzi. Non c'è solo l'esempio di E. Mounier che arriva ad adorare la sua piccola ostia bianca, come chiama la sua figlia cerebrolesa. Quante mamme e quanti operatori sono anche oggi riempiti di questo dono dello Spirito.
Ci si arriva soltanto quando uno è giunto ad abitare il profondo del centro di se stesso, cioè Dio che inabita misteriosamente e interagisce dinamicamente nel cristiano. Allora sarà più agevole inchinarsi dinnanzi al mistero del Corpo e del Sangue donato di Gesù in agonia nei nostri ragazzi, in modo particolare nei “cosiddetti gravi”, che diventano per l'occhio del credente, uniti al Crocifisso, il dinamismo propulsivo della storia del mondo.
L'uomo è chiamato a seguire Gesù che passò facendo del bene, sanando tutti e invitandoci a fare cose ancora maggiori delle sue.
Portando avanti, nel nostro ambito, il processo integrativo e riabilitativo di coloro che sono handicappati, si risponde a questo invito.
Adorando Gesù Cristo, presente in loro, si crea un movimento che raduna tutte le forze per cambiare la vita a partire da loro.
Per arrivare a queste profondità la vita al mare propone di “fare il cielo in terra”, nell'esperienza centrale della liturgia nei seguenti momenti comunitari e a gruppi:
  1. Al mattino celebrazione delle lodi con la partecipazione di coloro a cui resta possibile secondo i diversi ritmi quotidiani. Devono essere preparate con i canti e con le parole del Coordinatore di commento alla lettura, che possano dare il tono alla giornata.
  2. Un quarto d'ora prima del pranzo il saluto a Maria, con particolare riferimento ai piccoli e ai genitori. Un'Ave, un pensiero, le intenzioni, un canto.
  3. Un'ora prima della cena la celebrazione eucaristica: canti, suono, intenzioni, letture, servizio vanno preparati nella catechesi narrativa, che si fa in giardino ogni sera, per far comprendere il rapporto fra vita e liturgia.
  4. Dopo la serata ricreativa, recita della Compieta, con la buonanotte e un canto.
  5. A gruppi, secondo il desiderio e l'iniziativa propria, recita del Rosario, nel tempo ritenuto opportuno, tanto nella mattina quanto nel pomeriggio.
  6. Singolarmente ciascuno è caldamente invitato a recitare i Vespri, e a non dimenticare un momento anche se breve, di adorazione all'Eucarestia durante la giornata.
In questi quindici giorni non si deve mai perdere di vista la serata di addio, che permette di esprimere la gioia di stare insieme. Ma le vera conclusione è quella che ha inizio fin dal primo giorno e che riabilita tutti quasi come un laboratorio, non solo a progettare spazi e opportunità per far entrare le persone handicappate nella vita scolastica, lavorativa, sociale, ecclesiale, ma anche a cambiare la vita e a fare nuova la convivenza dei popoli, a partire dalle e con le persone handicappate.
Esse infatti vengono sempre più a configurarsi come la cattedra – come dice Giovanni Paolo II il Papa dei giovani – da cui vengono gli insegnamenti per reinventare un modo nuovo di vivere, che generi sviluppo nella solidarietà, efficacia nella sussidiarietà e festa nella comunione viva con la terra e con l'uomo, tutto l'uomo, tutti gli uomini.
È possibile realizzare questa esperienza?
Pensa a quello che dice S. Juan de le Cruz:
Gocémonos, Amado,
y vàmonos a ver en tu hermosura
al monte y al collado,
do mana ei agua pura;
entremos màs adentro en la espesura.
È la strofa 36 del Cantico spirituale.
La tradurremo insieme, lasciandoci guidare da un maestro che soleva dire: Quanto più cresce l'amore del prossimo, tanto più aumenta quello verso il Signore; quanto più aumenta quello per il Signore, tanto più cresce quello per il prossimo. (3 S 23,1)
Un'esperienza dunque la tua che ti apre a una autentica partecipazione all'università della Chiesa sparsa in tutta la terra, in modo preferenziale fra le persone svantaggiate, a continuare l'offerta volontaria di Gesù Cristo a vantaggio dell'uomo.
É in questa esperienza che potrai comprendere la parola del Signore: c'è più gioia nel dare che nel ricevere.



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