martedì 16 giugno 2015

Pavel Florenskij, maestro di vita




A colloquio con Irene Ginanni, relatrice agli incontri seminariali Ordo Amoris. Questioni di filosofia e teologia contemporanee tenuti alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia tra aprile e maggio 2015 (Intervista da La Vita, 15 giugno 2015)



Come mai hai voluto dedicare il tuo intervento alla figura di Pavel Florenskij?


Ho incontrato la figura di Pavel Florenskij durante gli anni dell’Università a Firenze e sono rimasta così affascinata dalla bellezza e dalla profondità del suo pensiero da scegliere questo “gigante della filosofia” per il lavoro finale di tesi. Quando suor Antonella Spitaleri mi ha chiesto se volevo partecipare agli incontri dedicati quest’anno al tema dell’amore, mi è sembrato naturale proporre Florenskij come guida per approfondire tale tematica. Dal mio punto di vista, egli riesce ad offrire una riflessione sull’amore come via gnoseologica per giungere alla Verità che apre orizzonti nuovi non solo teorici e speculativi, ma anche concreti per orientare la propria vita. Il fascino di autori come Florenskij è proprio questo: riuscire a calare le questioni fondamentali della filosofia nel tessuto quotidiano della vita, all’interno di essa e in aiuto ad essa. Vita e pensiero testimoni della Verità.


Chi è Pavel Florenskij?
Non è semplice da sintetizzare la sua grande personalità…Pavel Aleksandrovič Florenskij (1892-1937) è stato un matematico e un filosofo, un fisico e un teologo, un linguista, un inventore, un poeta, uno studioso di icone. Accostarsi alla sua vita e alla sua opera è come intraprendere un cammino in “continenti” diversi fra loro, all’apparenza privi di un nesso comune. Questa molteplicità di discipline affrontate, lontane dall’essere espressione di un dilettantismo scevro da analisi rigorose e approfondite, testimonia lo spirito e il fine ultimo con il quale egli ha sempre condotto le sue ricerche e la sua riflessione: la tensione alla verticalità, alla ricerca delle stratificazioni dell’Essere e della Verità nei livelli d’espressione che possono incontrarsi nei fenomeni di volta in volta studiati. Descritto più volte come il Leonardo russo, credo sia interessante la similitudine con cui molti studiosi tentano di interpretare l’opera florenskiana: essa, simile a una musica polifonica, possiede la “capacità di condensare nello stesso istante più suoni e più voci, organizzandoli in modo che non si abbia né un assembramento disordinato, né una semplice sommatoria, ma una struttura dalla quale scaturisce un incremento di significato.”(Tagliagambe, Come leggere Florenskij) Proprio questo incremento di significato può ancora giungere ai nostri giorni con tutta la sua forza e bellezza. 

Giovanni Paolo II lo ha indicato come esempio d’incontro fra la ricerca filosofica-scientifica e l’esperienza di una fede profonda (Fides et ratio, 74). Benedetto XVI ha citato un bellissimo passo del suo testamento spirituale scritto nel gulag delle isole Solovki: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno,...intrattenetevi col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete" (Non dimenticatemi). La sua vita eccezionale ha avuto anche “un destino eccezionale nella sua tragicità”: Florenskij fu arrestato come nemico dello stato sovietico nel 1933 e imprigionato prima nel lager di Skovorodino e, dal 1936, in quello delle “isole dell’inferno”, le isole Solovki. Fu poi fucilato l’8 dicembre del 1937. La sua anima ormai “sorda” a tutto ciò che lo circondava, sprofondata nell’estremo nulla, fu luce splendente per i suoi compagni di prigionia, testimone di Dio nell’abisso.


Tornando al tema del tuo intervento, come si colloca il pensiero di Florenskij sull’amore?

Durante l’incontro ho cercato di mettere in evidenza l’aspetto gnoseologico dell’amore poiché, come dicevo prima, la riflessione florenskiana è veramente vasta ed è necessario fare una scelta. C’è una frase nell’opera dedicata alle icone Le porte regali che, secondo me, rende chiaro in quale prospettiva debba essere compreso l’amore: “La conoscenza effettiva della verità è pensabile nell’amore e soltanto nell’amore, e viceversa, la conoscenza della verità si manifesta attraverso l’amore.” Solo l’amore è capace di una conoscenza innescata dallo stupore e dalla meraviglia: essa è la dimensione dell’accadere e dell’incontro di un’anima verso un’altra aperta al dono di sé. Solo in questa partecipazione è possibile giungere alla Verità: non attraverso un ragionamento teorico o un percorso intellettualistico ma grazie a quell’atto che coinvolge la persona nella sua interezza, che la conduce fuori da sé stesso e che la predispone all’accoglienza. “Tutto può l’amore”. Florenskij è riuscito ad assumere l’esperienza teorica e pratica dell’amore come cardine di un nuovo pensare, evitando il rischio di sistemi sterili come il positivismo e, dall’altro, di fughe spiritualistiche. L’amore è la chiave interpretativa della realtà del mondo e dell’uomo che ci fa avvicinare alla vera fonte, al vero Essere, alla Verità. (Cf. Valentini, Pavel A. Florenskij). 





Brevi cenni biografici




·         Pavel Aleksandroviĉ Florenskij nasce il 9 gennaio 1882 ad Evlach, piccola cittadina nel governatorato di Elizavetpol’, nell’attuale Azerbajdzan.

·         Si diploma nel 1900 al Liceo Classico della città di Tblisi e si iscrive alla Facoltà di Matematica e Fisica di Mosca, dove si laurea nel 1904. Rinuncia alla cattedra di Matematica Pura che gli viene offerta.
·         Conversione religiosa, si iscrive all’Accademia Teologica di Mosca. Dal 1908 tiene all’Accademia i corsi di Storia della filosofia antica. Nel 1910 si sposa e nel 1911 viene ordinato diacono e poi sacerdote. Tra il 1913 e il 1917 maturano i fondamenti del suo pensiero.
·         Alla chiusura dell’Accademia Teologica di Mosca nel 1917 dopo la Rivoluzione di ottobre, tiene i corsi di Teoria dello Spazio presso la Facoltà Poligrafica del Vchutemas di Mosca. Nel 1921 torna ad occuparsi della ricerca più propriamente scientifica, sia lavorando presso il Consiglio Superiore dell’Economia Nazionale (VSNCh), sia come collaboratore nell’Amministrazione centrale per l’elettrificazione della Russia. Dal 1927 al 1933 dirige l’Enciclopedia Tecnica russa e scrive egli stesso centoventisette voci; partecipa ai laboratori di ricerca sui materiali elettroisolanti, tiene conferenze, manda avanti un’intensa ricerca e sperimentazione scientifica.
·         Nell’aprile del 1928 il monastero della Trinità di San Sergio, dove Florenskij abitava, viene preso di mira come uno degli obiettivi pericolosi per il nuovo governo di Stalin in quanto “culla dell’oscurantismo clericale” e ritrovo di uomini nemici dello Stato e per questo ritenuto da distruggere. Florenskij viene arrestato il 21 maggio di quell’anno. Viene rilasciato pochi mesi dopo.
·         Il 26 febbraio del 1933 viene arrestato nella sua casa di Mosca. Il 6 luglio del 1933 Pavel Florenskij viene condannato a dieci anni di lager con l’accusa di “propaganda e partecipazione ad organizzazione controrivoluzionaria”. Dopo un periodo di tre mesi nel carcere della Lubjanka a Mosca, viene trasferito nella Siberia occidentale presso il BAMlag di Skovorodino, un lager finalizzato alla costruzione della ferrovia Baikal-Amur e sede della “stazione Sperimentale dei Ghiacci” dove è assegnato al reparto della ricerca scientifica. Florenskij, seppur in pessime condizioni fisiche e soprattutto psicologiche, riesce comunque a dare un significato alla propria vita partecipando attivamente ai laboratori di ricerca, soprattutto riguardo allo studio sul gelo perpetuo e sugli anticongelanti, e mantenendo con la famiglia e con gli amici uno stretto rapporto epistolare.
·         Nell’ottobre del 1934 viene trasferito nelle isole Solovki dove era nato il primo gulag sovietico. Viene fucilato presso Leningrado l’8 dicembre del 1937.
 



Brevi cenni bibliografici



Pavel A. Florenskij, La colonna e il fondamento della verità, a c. di N. Valentini, San Paolo, Cisenello Balsamo (Mi), 2010

ID., Le porte regali. Saggio sull’icona, a c. di E. Zolla, Adelphi, Milano 1977
ID., Lo spazio e il tempo nell’arte, a c. di N. Misler, Adelphi, Milano 1995
ID., Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a. c. di N. Valentini e L. Zàc, tr. it. di R. Zugan, Casale Monferrato, Piemme 1999
ID., Il significato dell’idealismo, a. c. di N. Valentini, Rusconi, Milano, 1999
ID., “Non dimenticatemi”. Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, a c. di N. Valentini e L. Zàc, tr. it. di G. Guaita e L. Charitonov, A. Mondadori, Milano 2003
ID., Ai miei figli. Memorie di giorni passati, a c. di N. valentini e L. Zàc, tr. it. di Zonghetti, A. Mondadori, Milano 2003
ID., La mistica e l’anima russa, a c. di N. Valentini e L. Zàc, San Paolo, Cisinello Balsamo, (Milano) 2006
ID., Il simbolo e la forma. Scritti di filosofia della scienza, a c. di N. Valentini e A. Gorelov, Bollati Boringhieri, Torino 2007
ID., Stratificazioni. Scritti sull’arte e sulla tecnica, a c. di N. Misler, tr. it., di V. Parisi, Diabasis, Reggio Emilia 2008

 

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