Anno della fede 2012-2013
giornata mondiale della gioventù
– rio de janeiro, agosto 2013
Associazione
Maria Madre Nostra │ II incontro
1
Dicembre 2012 │ 18.00
Incontro di preghiera e adorazione │ Cappellina
Maria Madre Nostra
Avvento:
tempo di…?
v … Mettersi in viaggio:
(…per
la Gmg di Rio de Janeiro! Ma qual è l’invito che personalmente ci è rivolto?)Cari giovani,
vorrei
far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di affetto. Ci stiamo
preparando alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro,
in Brasile, nel luglio 2013. Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a
partecipare a questo importante appuntamento. La celebre statua del Cristo
Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo
eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore
riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso
amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da
Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri
giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi
amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno.
La
storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi,
hanno contribuito grandemente al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo,
annunciando il Vangelo. Con grande entusiasmo, essi hanno portato la Buona
Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo, con mezzi e possibilità ben
inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Oggi non pochi giovani
dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro
cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo,
molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa
oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile,
perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o
lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto
e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi
discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di
vita nuova.
La
Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di
voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla
fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno celebriamo il 50°
anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle giovani
del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «È a voi, giovani
uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo
messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri
padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni
della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e
dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la
società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E concludeva con un
appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).
Gesù
ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la
Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo.
Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato
da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere
ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver
incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr
1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù:
chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito
condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa
amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo.
Cari
amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto
il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi.
Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso,
perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani
geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia
spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri
invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti
apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella
semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia,
porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri
Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri,
gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo
libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della
nostra vita, senza alcun limite.
v … Diventare discepoli:
Il
Beato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza
donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi
stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate
cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede:
non si è veri credenti senza evangelizzare. E l’annuncio del Vangelo non può
che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver
trovato in Lui la roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a
servire gli altri e ad annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso
frammentata tra diverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete
anche voi stessi, crescerete e maturerete in umanità.
Ma
che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere discepoli di
Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare a
Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un
discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di
Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino
al dono della vita. Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi
plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi renderà amici del Signore
Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia con Lui.
Vi consiglio di fare memoria
dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere
la vostra storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredità
delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la
fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni.
Penso che abbiate
sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei
nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani,
specialmente in certe fasi del cammino della vita, ci sia il desiderio di
conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo sia accompagnato
dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra
vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il
quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente
attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di
amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi;
il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon
Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare,
comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso
della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc
10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che
potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra
speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt
28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il
Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che
stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua
Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e
vivranno della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio
di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato
qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non
temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo
Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella conoscenza e
nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.
v … Vegliare e stare in attesa pieni di
gioia:
In conclusione, cari
giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata
di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo
Redentore a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza
distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore
e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi
missionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi
missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio e tanti altri.
Benedetto XVI
Non perché un angelo
entrò (sappilo questo),
si spaventò. (...)
Non perché entrò ma perché tanto vicino
accostò su di lei l’angelo un volto
di giovinetto; così che il suo sguardo e quello
che lei sollevò furono un battito
come se fuori tutto, a un tratto, fosse vuoto
e l’affanno di milioni, il guardare, l’andare
tutto fosse penetrato in loro; solo lei e lui,
lo sguardo e chi è guardato, l’occhio e la sua delizia,
in nessun altro luogo se non qui –: vedi
è questo che sgomenta. E fu sgomento a entrambi.
Poi intonò l’angelo la sua melodia.
Rainer Maria Rilke (da Das Marien-Leben, 1912)
si spaventò. (...)
Non perché entrò ma perché tanto vicino
accostò su di lei l’angelo un volto
di giovinetto; così che il suo sguardo e quello
che lei sollevò furono un battito
come se fuori tutto, a un tratto, fosse vuoto
e l’affanno di milioni, il guardare, l’andare
tutto fosse penetrato in loro; solo lei e lui,
lo sguardo e chi è guardato, l’occhio e la sua delizia,
in nessun altro luogo se non qui –: vedi
è questo che sgomenta. E fu sgomento a entrambi.
Poi intonò l’angelo la sua melodia.
Rainer Maria Rilke (da Das Marien-Leben, 1912)