Rileggere il messaggio preparato da Benedetto XVI per la Veglia a Cuatro Vientos mi ha quasi commosso. La veglia, d’altra parte, è stato il momento dolente di tutta la GMG: l’acqua, il vento, il discorso mancato del Papa, un’evidente disorganizzazione e lo smarrimento generale. Non era certamente il momento più opportuno per ascoltare con attenzione un’omelia. Una volta a casa però, sorprende il contenuto semplice e diretto del testo preparato per la veglia. Il discorso è breve e senza giri di parole e mancano passaggi più scopertamente teologici, già presenti nei discorsi di Colonia e Sydney.
Sì, cari amici, Dio ci ama. Questa è la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto. Non siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio. Rimanere nel suo amore significa quindi vivere radicati nella fede, perché la fede non è la semplice accettazione di alcune verità astratte, bensì una relazione intima con Cristo che ci porta ad aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio.
Se rimarrete nell’amore di Cristo, radicati nella fede, incontrerete, anche in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria. La fede non si oppone ai vostri ideali più alti, al contrario, li eleva e li perfeziona.
Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo.
Nella vita le prove non mancano mai, ma la tempesta di Cuatro Vientos lascia intuire in una forma decisamente esperienzale che cosa significa scoprire “in mezzo a contrarietà e sofferenze, la fonte della gioia e dell’allegria”! Nei momenti in cui infierivano l’acqua e il vento e noi cantavamo a squarciagola per tenere allegri i ragazzi, il canto sapeva davvero di preghiera ed i sorrisi e l’allegria dei ragazzi di vera gioia. Nel testo, pur breve, il papa non ha mancato di inserire un riferimento alla sofferenza. Le scoperte più importanti e dirompenti dell’età giovanile non sono forse l’amore e la sofferenza?
Egli, che prese su di sé le nostre afflizioni, conosce bene il mistero del dolore umano e mostra la sua presenza piena di amore in tutti coloro che soffrono. E questi, a loro volta, uniti alla passione di Cristo, partecipano molto da vicino alla sua opera di redenzione. Inoltre, la nostra attenzione disinteressata agli ammalati e ai bisognosi sarà sempre una testimonianza umile e silenziosa del volto compassionevole di Dio.
Cari amici, che nessuna avversità vi paralizzi! Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza.
Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra.
Dopo un passaggio dedicato alla scoperta della propria vocazione, la conclusione risponde chiaramente alla domanda più urgente, quella che ogni giovane pellegrino si pone durante e dopo la GMG: “Come fare continuare questa gioia? Come si puà vivere da cristiani? Come essere testimoni?”
Cari giovani, per scoprire e seguire fedelmente la forma di vita alla quale il Signore chiama ciascuno di voi, è indispensabile rimanere nel suo amore come amici. E come si mantiene l’amicizia se non attraverso il contatto frequente, la conversazione, lo stare uniti e il condividere speranze o angosce? Santa Teresa di Gesù diceva che la preghiera è «conversare con amicizia, stando molte volte in contatto da soli con chi sappiamo che ci ama» (cfr Libro della vita, 8).
Vi invito, quindi, a rimanere ora in adorazione di Cristo, realmente presente nell’Eucarestia. A dialogare con Lui, a porre davanti a Lui le vostre domande e ad ascoltarlo. Cari amici, prego per voi con tutta l’anima. Vi supplico di pregare anche per me. Chiediamo al Signore, in questa notte, attratti dalla bellezza del suo amore, di vivere sempre fedelmente come suoi discepoli. Amen!
Il concetto è ribadito anche nell’omelia della mattina successiva con maggiori puntualizzazioni:
Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui.
Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutato a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore. Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, così come la partecipazione all’Eucarestia di ogni domenica, il frequente accostarsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera e la meditazione della Parola di Dio.
L’adorazione conclusiva è stata il cuore di tutta la veglia. La pioggia e il vento sono cessati per il tempo necessario alla preghiera e alla benedizione finale, mentre nella spianata di Cuatro Vientos si è creato un silenzio immediato, praticamente assoluto. In quei momenti, disorientato dal temporale e incerto sullo svolgimento della veglia, mi preoccupavo per i pellegrini più giovani: “Che idea si faranno in questo marasma? E che penseranno di questo papa stanco e invecchiato, a mala pena coperto dagli ombrelli da una serqua di cerimonieri e ministranti? Che idea si faranno della Chiesa e di una serata così incerta, in cui nessuno offre chiarimenti e gli organizzatori sembrano dimenticarsi di questa folla sterminata di pellegrini?”. Ma poi, inginocchiato in preghiera davanti a Gesù Eucarestia, mi diventava sempre più chiaro, nella mente e nel cuore, che il Papa è quello che invita e addita, il “servus servorum”, e che il centro di ogni GMG non è il Papa, e in fondo nemmeno i giovani, ma Gesù Cristo! Gesù è realmente presente in questi momenti di grazia! Gesù stesso passa, chiama e provoca oggi così come ha fatto con i discepoli. Quella sera e nei giorni precedenti Egli era presente nell’eucarestia, nel sacramento della riconciliazione, nella preghiera, nell’ascolto della Parola e nell’opera dei ministri della Chiesa, nella Sua Chiesa, nei ragazzi della Comunità: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Provare a chiedere…per credere!
La mattina successiva alla Veglia, verso le 6.00 mi sono alzato dal sacco a pelo. Intorno c’era molto sonno: una distesa a perdita d’occhio di giovani addormentati uno accanto all’altro. Di ritorno dai bagni ho incrociato uno dei tendoni che custodivano il Santissimo Sacramento. C’era molta gente in preghiera inginocchiata in silenzio di fronte al tabernacolo. Mi sono unito a loro mentre il buio trascolorava nel chiarore dell’alba e la spianata si rianimava lentamente. Ancora una volta le parole del papa, quelle che avrebbe pronunciato poco dopo, durante l’omelia del mattino sono calzanti per descrivere quel momento di grazia speciale:
“La fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì è un dono di Dio: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne, né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Ha la sua origine nell’iniziativa di Dio, che ci rivela la sua intimità e ci invita a partecipare della sua stessa vita divina. La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso. Così, la domanda «Ma voi, chi dite che io sia?», in fondo sta provocando i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto.
(…) Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda che fece agli apostoli: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona.
Nessun commento:
Posta un commento