Si avvicina la Pasqua, e in questo periodo di preparazione, sono tornati i frati nel mio paese. In particolare una sera in un incontro dedicato ai giovani ci hanno fatto riflettere sul seguente brano del vangelo: secondo Matteo:
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le lora mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.
Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il il Signore Dio tuo”.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”.
Ma gesù rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servirono.
Vorrei pensare questo brano con una chiave di lettura nuova, infatti quei quaranta giorni di deserto si possono vedere dilazionati lungo tutto il percorso della vita di Gesù (in fondo 40 non è forse il numero che rappresenta la durata di una generazione?).
“In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dl diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”.
Che cosa sono le tentazioni? Non è sicuramente la fame ad essere una tentazione: essa è un bisogno ed in quato tale del tutto naturale.
La tentazione sta nel modo in cui il Diavolo suggerisce di realizzare tale bisogno. Per questo molte volte pensiamo di fare la cosa giusta, ossia soddisfare un nostro bisogno, ma in realtà lo facciamo nel modo sbegliato.
Ciò che Gesù prova dopo i quaranta giorni è qualcosa di più della semplice fame, è una sorta di grido alla vita: fisicamente la fame cessa dopo pochi giorni di digiuno, ma dopo un periodo prolungato, poiché il corpo si sente in pericolo di vita, reagisce in modo naturale a tale rischio.
Ma come si traduce questo grido alla vita di Gesù in noi? Ci sono tre bisogni fondamentali nell'uomo: vita, affetti e realizzazioni. Il diavolo ci tenta su questi tre bisogni fondamentali e che ognuno di noi possiede. E nella vita di Gesù dove ritroviamo questa tentazione? Al Getzemani, dove sente veramente la vita sfuggirgli, quando aveva la morte davanti. Dice la lettera agli Ebrei: “con lacrime”, voleva allontanare l'idea della morte. In quell'occasione sudò sangue, questo vuol dire che ebbe un infarto causato da tale paura. Che cosa gli suggerisce allora il Diavolo? “Perché vai incontro alla morte, se è vero che tu sei Dio allora è in tuo potere di sfuggire alla morte: trasforma le pietre in pane!”. Come lo tenta il Diavolo? Inizia con un dubbio: “Se sei Figlio di Dio...”, e non è un caso che sia così, infatti se iniziasse con una certezza allora sarebbe troppo facile per noi riconoscerne la falsità, col dubbio invece può insinuarsi più facilmente in noi. Il tempo della tentazione non è né il giorno né la notte, ma la sera (ricordate i discepoli sulla strada di Emmaus, non è su far della sera che incontrano Gesù) perché in fondo si tratta di una mezza verità . E la mezzaverità potrebbe suonare pressapoco così: “Sei veramente Figlio di Dio, a me sembra di no; in fondo se ci tenesse a te, non ti lascerebbe mica qui a crepare di fame in queste condizioni!”. Come inizia il dialogo con Adamo ed Eva? Una mezza menzogna:
”-E' vero che Dio vi ha detto che non dovete mangiare di nessun albero?-
- No, non è vero che ha detto che non possiamo mangiare di nessun albero, ha detto che non possiamo mangiare solo di quest'albero-”
Il Diavolo di nuovo insinua il dubbio: beh in fondo se non posso mangiare di un albero è come se non potessi mangiarne di nessuno, Dio mi limita.
L'uomo è una creatura ed è quindi limitato, ora se il mio rapporto con Dio è sano allora non ho timore dei miei limiti (qui all'AIAS ci sono persone che lo possono ampiamente testimoniare), ma se si insinua il dubbio che Dio non mi ama allora inizio ad aver paura della vita e allora non perdono a Dio il fatto di avermi fatto limitato. E allora l'altro dubbio che insinua il Diavolo ad Adamo ed Eva è questo: perché Dio vi ha fatti limitati? Semplicemente perché vi invidia.
E quale è quindi la prima tentazione di Gesù? Riufiutare il limite della morte, in quanto Dio egli stesso e mettersi contro la volontà di suo padre. Gesù accoglie il limite, nonostante la paura, e si mette nella condizione di uomo: “Non di solo pane vivrà l'uomo, ma da ogni parola che viene dalla bocca di Dio”, ossia che la vita non viene da quello che io penso o da quello che tu mi suggerisci, non viene dal pane. Risponderà concretamente sulla croce, quando vede la vita sfuggirgli, quando sperimenta appieno il limite della morte. Lì avrebbe potuto dire: “Beh, bel padre che sei, guarda che fine mi hai fatto fare...” e di nuovo la tentazione si ripete nel ladrone:”Se sei Figlio di Dio salve te stesso e noi”. Ma gesù prende il suo limite e lo affida al Padre: affiderà il suo desiderio di vita a Lui che è sorgente di vita: “Padre nelle tue mani affido la mia vita”.
Per quanto ci riguarda nella nostra vita spesso ci sono situazioni che ci soffocano, e la tentazione sarà quella di trovare delle scappatoie fatte di compromessi: compromessi che però ci allontanano da Dio e dal suo Amore. Come dare allora la nostra risposta. Cerchiamola nella preghiera e nella parola., lo dice anche San Paolo: certe tentazioni soltanto con la parola di Dio si sconfiggono. Proprio come Gesù risponde al demonio.
La seconda tentazione invece è sugli affetti, infatti nell'arco della sua vita, Gesù è stato abbandonato da alcune delle persone più care, ma anche dalle folle che lo seguivano. E allora quale strada consiglia il Diavolo? Naturalmente quella più semplice:”Se sei il Figlio di Dio, allora perché non stupisci tutti con qualche effetto speciale? Vedrai allora che tutti ti acclameranno e sarai da tutti amato. Semplice no?”. Nonostante abbia subito il tradimento e l'abbandono quale risposta dà Gesù? “Non tentare il Signore Dio tuo”. Ebbene, ingenuamente l'ho sempre fraintesa come risposta: ho sempre pensato fosse un “Va via, non mi rompere le scatole”. Sbagliavo, perché una risposta di questo tipo non contiene alcuna Verità, inoltre letto in questa chiave, la tentazione di ricercare affetti per altre vie, dopo che si è stati abbandonati non è certo una cosa che si liquida così in un quattrequattrotto. La risposta di Gesù è sicuramente molto più profonda, infatti quella frase vuol dire, probabilmente, che Lui non tenterà il Signore Dio suo. Dio vuole il sacrificio di suo Figlio sulla croce per noi, Se Gesù si buttasse giù, primo costringerebbe il Padre a mandare gli angeli per salvarlo, secondo vanificherebbe il dono della sua vita sulla croce. Infine, ci costringerebbe ad amarlo.
Ma gesù sceglie di essere amato, non per i suoi poteri speciali, ma appunto per il suo sacrificio, per il suo stesso amore: non costringerà Dio a cambiare il suo progetto.
E per quanto ci riguarda? Come pensiamo noi quotidianamente di conquistare i nostri amici, la persona amata, chi ci sta vicino? Cerchiamo gli efetti speciali?
E nella vita quotidiana quante volte ci capita di dire: “Non andrebbe fatto, però in fondo il mio obbiettivo e di diventare... e poi se lo fanno tutti, quello che ci rimette sono io ”.
Ecco il Diavolo per ottenere delle cose ci presenterà qualche scorciatoia, qualche compromesso con il male, ma si sa che tali compromessi non fanno altro che allontanarti dalla Verità. “Adorerai- dice Gesù- solo il Signore Dio tuo”: se devi ottenere qualcosa Dio te la darà!
Un'ultima riflessione su due ferite: la prima ferita è il rapporto con Dio che di continuo viene messo in dubbio. La parola peccato richiama all'immagine di un tiratore d'arco che sbaglia bersaglio non tanto perché la freccia scocca male, ma perché la freccia è indirizzata al bersaglio sbagliato. Gesù sulla croce dirà: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Spesso succede che sbagliamo bersaglio quando litighiamo con una persona a cui vogliamo bene: non è certamente nostro obbiettivo ferire chi ci sta accanto, eppure lo facciamo.
La seconda ferita arriva dal limite impostoci dall'”altro”. Pensiamo a Caino ed Abele e a come il primo senta il fratello come una minaccia da eliminare. Non è un pensiero che si sta tristemente diffodendo nel mondo sempre più competitivo del lavoro?
Come ha guarito questa ferita Gesù? Lui unigenito si è fatto fratello nostro, e ci ha permesso di essere suoi nemici, ma lui ci ha perdonati: “Padre, perdonali perché non sanno quel che fanno”.
Ringrazio suor Lorella, perché queste parole non sono altro che un tentativo di resoconto di un'importante sua lezione, che spero di riuscire a custodire.
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