Carissimi,
in primo luogo vi ringrazio per la vostra presenza alla riunione di Sabato 26 settembre, per le vostre parole e le vostre preghiere.
Abbiamo fissato il prossimo incontro Sabato 24 ottobre 2009, come al solito presso l’AIAS di San Biagio alle ore 17.30. Seguirà momento conviviale in luogo da definirsi (i presenti sono invitati a segnalarmi la loro presenza).
In questi giorni, ripensando alla riunione precedente, ho cercato di mettere in fila alcune considerazioni sulla nostra esperienza, ma anche prospettive per il nostro cammino. Fatemi sapere il vostro pensiero e le vostre riflessioni.
La prima considerazione è, in realtà, il ringraziamento per la dimensione comunitaria della vita di fede che ho sperimentato all’AIAS, una comunione gioiosa e sempre sorprendente, tanto sorprendente che mi ha condotto fin qui, nel seminario di Firenze da cui vi penso e scrivo.
Mi sembra necessario, inoltre, ribadire quanto sia importante rimanere in ascolto e nella giusta predisposizione d’animo attraverso un servizio umile e continuato, anche piccolo. E’ attraverso il servizio che ci apriamo alla conoscenza dei ragazzi. Conoscerli significa entrare nell’amicizia di Dio, aprire i nostri occhi sugli altri e su noi stessi. Da loro scaturisce un deciso ribaltamento nel nostro modo di pensare che conduce alla vera gioia. Scopriamo i nostri handicap e i nostri limiti, quelle disabilità della mente e del cuore che tutti, più o meno evidentemente, portiamo dentro di noi.
La scoperta della gioia, della festa “insieme”, è il punto di partenza per aprirsi all’accoglienza e annunciare la novità del Vangelo, specialmente a coloro che hanno perso il gusto e il senso della vita, che sono perennemente insoddisfatti, lontani da Dio o intiepiditi nella fede. Stando con i ragazzi impareremo il linguaggio di Dio e anche la Parola acquisterà una diversa profondità. In questi giorni si stanno organizzando nella Diocesi i “Gruppi di ascolto della Parola”. Che ruolo possono avere i ragazzi in questa proposta?
C’è un libro che Diego ci ha già proposto durante un’omelia domenicale, ma che vi invito a leggere: Adam, amato da Dio, di Henry J. M. Nouwen, Ed. Queriniana.
L’autore, forse, l’avete già sentito o avrete già letto qualche suo libro, perché è uno degli autori di spiritualità più tradotti nel mondo. Il libro, però, ha un taglio decisamente particolare e descrive l’amicizia del sacerdote-scrittore con Adam Arnett, giovane disabile ospitato in una comunità de l’Arche di Toronto. Attraverso Adam, Nouwen riconosce e ripercorre la vicenda di Gesù e descrive un inaspettato quanto radicale cambiamento che ha toccato la sua vita. Non anticipo altro, ma mi sembra significativo citare qui alcuni passaggi di questo volume:
in primo luogo vi ringrazio per la vostra presenza alla riunione di Sabato 26 settembre, per le vostre parole e le vostre preghiere.
Abbiamo fissato il prossimo incontro Sabato 24 ottobre 2009, come al solito presso l’AIAS di San Biagio alle ore 17.30. Seguirà momento conviviale in luogo da definirsi (i presenti sono invitati a segnalarmi la loro presenza).
In questi giorni, ripensando alla riunione precedente, ho cercato di mettere in fila alcune considerazioni sulla nostra esperienza, ma anche prospettive per il nostro cammino. Fatemi sapere il vostro pensiero e le vostre riflessioni.
La prima considerazione è, in realtà, il ringraziamento per la dimensione comunitaria della vita di fede che ho sperimentato all’AIAS, una comunione gioiosa e sempre sorprendente, tanto sorprendente che mi ha condotto fin qui, nel seminario di Firenze da cui vi penso e scrivo.
Mi sembra necessario, inoltre, ribadire quanto sia importante rimanere in ascolto e nella giusta predisposizione d’animo attraverso un servizio umile e continuato, anche piccolo. E’ attraverso il servizio che ci apriamo alla conoscenza dei ragazzi. Conoscerli significa entrare nell’amicizia di Dio, aprire i nostri occhi sugli altri e su noi stessi. Da loro scaturisce un deciso ribaltamento nel nostro modo di pensare che conduce alla vera gioia. Scopriamo i nostri handicap e i nostri limiti, quelle disabilità della mente e del cuore che tutti, più o meno evidentemente, portiamo dentro di noi.
La scoperta della gioia, della festa “insieme”, è il punto di partenza per aprirsi all’accoglienza e annunciare la novità del Vangelo, specialmente a coloro che hanno perso il gusto e il senso della vita, che sono perennemente insoddisfatti, lontani da Dio o intiepiditi nella fede. Stando con i ragazzi impareremo il linguaggio di Dio e anche la Parola acquisterà una diversa profondità. In questi giorni si stanno organizzando nella Diocesi i “Gruppi di ascolto della Parola”. Che ruolo possono avere i ragazzi in questa proposta?
C’è un libro che Diego ci ha già proposto durante un’omelia domenicale, ma che vi invito a leggere: Adam, amato da Dio, di Henry J. M. Nouwen, Ed. Queriniana.
L’autore, forse, l’avete già sentito o avrete già letto qualche suo libro, perché è uno degli autori di spiritualità più tradotti nel mondo. Il libro, però, ha un taglio decisamente particolare e descrive l’amicizia del sacerdote-scrittore con Adam Arnett, giovane disabile ospitato in una comunità de l’Arche di Toronto. Attraverso Adam, Nouwen riconosce e ripercorre la vicenda di Gesù e descrive un inaspettato quanto radicale cambiamento che ha toccato la sua vita. Non anticipo altro, ma mi sembra significativo citare qui alcuni passaggi di questo volume:
“Adam poteva pregare? Sapeva chi è Dio e che cosa significa il nome di Gesù? Comprendeva il mistero di Dio tra noi? Per lungo tempo ho riflettuto su queste domande. Per molto tempo mi sono chiesto con curiosità quanto Adam potesse sapere di quello che io sapevo e quanto potesse comprendere di quello che io comprendevo. Ora vedo che per me queste erano domande ‘dal basso’, domande che riflettevano più la mia ansia e la mia incertezza che l’amore di Dio. Le domande di Dio, le domande ‘dall’altro’ erano: “Puoi lasciare che Adam ti guidi nella preghiera? Puoi credere che sono in profonda comunione con Adam e che la sua vita è una preghiera? Puoi lasciare che Adam sia una preghiera vivente alla tua tavola? Puoi vedere il mio volto nel volto di Adam?”
Le esperienze di festa e comunione delle GMG, gli incontri settimanali o gli eventi diocesani che abbiamo condiviso hanno fatto emergere, e continuano a evidenziare, ciò che possono trasmettere i ragazzi con la loro semplice esistenza, ribadiscono la straordinaria intensità comunicativa del mistero che essi vivono.
La spiritualità che trasmettono i ragazzi è talmente forte che chi impara ad ascoltarli e conoscerli comprende, come ha intuito anche padre Marko Ivan Rupnik (il mosaicista-teologo che ha realizzato i mosaici nella cripta di San Giovanni Rotondo, nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, ma anche nella Basilica del Santo Rosario di Lourdes e che “prossimamente” realizzerà anche i mosaici..nella nuova cappella dell’AIAS di San Biagio!), quanto spesso siano in grado di presentare anche più complessi concetti teologici. Si tratta di un talento da valorizzare sempre di più attraverso i loro disegni, le loro parole, i canti, i balli, le loro carezze o i loro silenzi, le loro stesse difficoltà, la loro semplice esistenza.
Nelle ultime pagine del libro di Nouwen si legge : “Ho cercato di scrivere semplicemeente e direttamente per quanto mi era possibile. Sono un testimone della verità di Adam. So che non avrei potuto raccontare la storia di Adam, se non avessi prima conosciuto la storia di Gesù. La storia di Gesù mi ha dato gli occhi per vedere e gli orecchi per udire la storia della vita e della morte di Adam”.
Soltanto in Cristo siamo rivelati pienamenti a noi stessi e il mistero della croce è una via misteriosa e privilegiata. Una via che racchiude inaspettati segni di conversione e di testimonianza: a questo proposito rimando all’invito alla preghiera suggeritoci dall’Irene per Caterina, la figlia ventiquattrenne di Antonio Socci, in coma per un arresto cardiaco.
Quanto abbiamo conosciuto non può essere trattenuto per noi, lo abbiamo anche ripetuto al nostro incontro: è necessario aprirsi e non rimanere chiusi tra noi, raccontare “l’università” dell’handicap attraverso la televisione e gli altri strumenti della comunicazione, coinvolgere sempre più famiglie e volontari, anche coloro che apparentemente non vivono se non superficialmente, la realtà della fede. Il Signore farà il resto.
Creiamo sempre più comunione e condivisione tra noi, a partire dal nostro stare con Dio in mezzo ai ragazzi e le loro famiglie. Con quali modalità? Pensiamoci insieme…
C’è un ultimo aspetto che mi piace recuperare, ancora una volta dal libro di Nouwen, Adam, amato da Dio. E’ un brano che parla di noi, della comunità che, con tutti i suoi limiti, prova a vivere accanto ai disabili:
“La totale dipendenza di Adam gli rendeva possibile vivere pienamente soltanto se viveva in una comunità d’amore attorno a lui. Il grade insegnamento che ci ha dato era: “posso vivere soltanto se mi circondate d’amore e se vi amate gli uni gli altri. Altrimenti, la mia vita è inutile e io sono un peso”. Adam ci sfidava chiaramente a confidare che quella compassione, quella mancanza di competizione, è la via per adempiere la nostra vocazione umana. Questa sfida ci costringeva a riesaminare tutti i presupposti fondamentali della nostra vita individuale”.
Cari amici,
teniamoci uniti nella preghiera..vi do appuntamento al prossimo incontro!
E' proprio dai piccoli che dobbiamo ricominciare. Sono da poco iniziate le riunioni dell'associazione, tra poco inizierà il catechismo per i ragazzi delle superiori e, al centro, devono esserci loro. I nostri ragazzi. Sono convinta, come scrive Ugo, che la nostra gioia di comunità derivi dall'incontro e dalla presenza quotidiana con i nostri piccoli, è necessario lo "stare-con-loro". E' necessario al nostro cuore e alla nostra mente proprio STARE con loro (come Maria stava presso la croce); alla fine le parole e le teorie portano a poco...le conversioni che con i miei occhi ho visto all'aias sono scaturite da un coinvolgimento attivo con i ragazzi, dall'esperienza di catechismo durante l'anno e dall'esperienza forte al mare.
RispondiEliminaE aprire gli occhi, lasciarsi guidare da loro, mettere da parte tutto, spogliarsi di tutte le nostre costruzioni e stare con loro, semplicemente...si apriranno nuovi orizzonti e la gioia sarà piena.