giovedì 12 agosto 2010

La croce e la preghiera

E' il momento della Santa Messa nella Cattedrale a Santiago e mi trovo catapultato a capo di una lunga colonna che avanza verso l'altare maggiore, sulla tomba del Santo Apostolo. Il Signore ha riunito in pochi metri quadri anni interi di esperienze e di cammino: il tempo dell'università e della tesi, quando mi dedicavo allo studio della Cappella di San Jacopo della Cattedrale di Pistoia, dall'esperienza dell'AIAS a quella del Seminario, al lungo cammino delle GMG. Accanto all'altare maggiore, per una singolare coincidenza, era stata portata la Croce di Giovani, quella croce donata da Giovanni Paolo II nel 1984 ai giovani, testimone in tutto il mondo dei grandi raduni delle GMG.
Ecco il vero pellegrino: la croce di Cristo che ha attraversato i continenti, incrociato le vite di milioni di persone, sostato nei luoghi più impensati - anche nella nostra cappellina di Pistoia. Ci attende a Santiago, nella cattedrale che ha accolto nei secoli milioni di pellegrini, attende me, i miei compagni di seminario, gli amici, la grande famiglia dell'AIAS, i sacerdoti e gli oltre 300 pistoiesi raccolti intorno al vescovo.
"Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt. 16,24)
Così ha fatto San Giacomo, amico intimo di Gesù e fratello di Giovanni, "figlio del tuono" per un carattere evidentemente focoso e appassionato che non gli ha impedito di subire il martirio per primo tra gli apostoli. Andare dietro al Signore è forse il modo più bello per spiegare il senso di un pellegrinaggio. Scoprire che il Signore ci precede e ci attende tocca profondamente il cuore.
Montano quasi le lacrime mentre percorro la lunga navata della Cattedrale e mi viene subito alla mente un altro misterioso cammino.
E' il segno racchiuso nel terzo mistero di Fatima: quella colonna guidata dal vescovo vestito di bianco che sale tra le rovine e la morte fino alla vetta del monte. Sulla cima si erge la grande "Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia" dove si raccolgono i martiri che con il loro sangue irrorano "le anime che si avvicinavano a Dio". E' un'immagine della Chiesa del XX secolo e, nella visione della morte del Santo Padre, il riferimento evidente dell'attentato a Giovanni Paolo II. Eppure, come ha ricordato recentemente Benedetto XVI, vi "sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano".
Ormai salgo i gradini del presbiterio e avverto il peso del male che mi porto dentro, le ferite della chiesa pistoiese e delle nostre comunità.
Nel segno del pellegrinaggio, nell'andare più o meno consapevolmente dietro a Gesù è racchiuso il mistero della croce.


Al termine della Messa salgo i gradini dietro il grande altare per abbracciare il busto di San Giacomo, meta agognata di tanti pellegrini. Si traducono in un abbraccio le preghiere che porto con me e quelle che ogni pellegrino custodisce nel cuore.
Questi giorni sono stati una scuola di preghiera, non soltanto a Santiago, ma specialmente a Fatima.
E' meraviglioso scoprire che la Madonna ha promosso maestri di preghiera tre bambini, pastorelli analfabeti di un paese sperduto ai confini dell'Europa. Tre bambini a cui ha affidato la chiave interpretativa di un secolo di tenebre. Uno stupore che prosegue nelle parole dei ragazzi del Centro.
Fabio ce lo ricorda con una tenerezza sorprendente: "Ma la Madonna prega per l'Aias, vero? Quando ero piccino la Madonna vedeva anche me e mio fratello?".
La Caterina manda un bacio alla statua della Madonna di fronte alla cappellina delle apparizioni: "Scendi! Vieni con noi a Pistoia!".
Chiara è commossa - questo mi serve!- mi dice stringendo il rosario tra le mani: "dovevo venire: me l'ha detto la Madonna!".
L'Alessandra prega "per la mamma" e la mamma di Carlo, nel volto segnato dal dolore e dalla fatica, lascia trasparire la gioia di essere in pellegrinaggio a pregare.
Ecco la preghiera che cambia la storia, l'apertura del cuore che ci chiede Maria. E' una potenza nascosta che si rivela luminosamente nei piccoli e nei dolenti, ma che è davvero capace di "deviare i colpi" del male. E' una potenza che indica la strada da percorrere ai pellegrini di questo tempo.
Il Signore, che ci ha messo accanto ai piccoli, ci conceda di scoprirla e interpretarla nel cammino di ogni giorno.

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