Carissimi,
in vista del nostro prossimo incontro mi sembra utile condividere alcuni pensieri circa la nostra associazione. Vi invito a portare il vostro contributo.
La recente Settimana Teologica ha portato all'attenzione una questione apparentemente astrusa e quasi fantascientifica, il tema, cioè, dell'immortalità terrena. Lo spunto è offerto dal recente libro di Andrea Vaccaro: "L'ultimo esorcismo. Filosofie dell'immortalità dell'anima" EDB, 2009.
"La sigla GNR Revolution" cito dal retro di copertina del libro di Andrea Vaccaro "viene usata per indicare la radicalità degli interventi sul fisico umano resi oggi possibili dalla combinazione di Genetica, Nanotecnologia, e Robotica. Con gli studi avanzati sulla decodificazione genetica, con l'informatizzazione della biologia che penetra nelle dinamiche cellulari più intime e con i dispositivi nanomedici che promettono la riparazione a livello atomico dell'organismo umano, la previsione che tutte le cause di malattia, e quindi di morte, saranno sbaragliate è venuta giocoforza a imporsi".
Se mai vedremo un simile risultato non è dato sapersi, ma è certo che prospettive simili non appaiono così fantasiose: "A recare la notizia che l'essere umano sarà "per natura" immortale non è qualche spititoso o giovane patito di cyber-cultura. sono vincitori di premi Nobel, direttori dei più rinomati istituti di ricerca, docenti delle più prestigiose università, tecnologi, scienziati e informatici".
L'estensione "radicale della vita" è forse un risultato non troppo lontano, di sicuro un obiettivo ricercato a fondo dai "geni" del nostro tempo. Vivere come se fossimo immortali è, invece, una caratteristica già diffusa dei nostri giorni, come se perdurasse un'eterna giovinezza in cui ogni desiderio è soddisfabile. C'è in gioco, mi pare, il concetto stesso di vita, di cui così a lungo si è discusso per il caso di Eluana Englaro. In un futuro, ma anche in un presente dove la morte può essere procrastinata quasi a piacimento, la morte naturale tenderà sempre più a scomparire fino a introdurre nuove drammatiche possibilità: ad esempio "la morte negoziale", di cui ha parlato in occasione della Settimana Teologica il filosofo Aldo Schiavone. Presto sarà dunque senz'altro possibile parlare anche di una "nascita negoziale", stabilita a tavolino valutando prerogative o "difetti" del nascituro. Ne consegue la terribile piaga dell'aborto selettivo, che negli Stati Uniti, per esempio, ha già sottratto alla vita migliaia di bambini con sindrome di down.
Se il concetto di vita si lega in maniera sempre più sottile e diffusa al concetto di "desiderio", alla capacità di disporre desiderio, se la vita è ciò che posso pianificare, personalizzare a mio piacimento, che vita è la vita debole, la vita disabile? Le prospettive dell'immortalità terrena appaiono lontane, e c'è da sperare che quando tutto questo avverrà la scienza avrà trovato soluzione anche alle malattie e all'handicap..ma nel frattempo la realtà della "vita debole" sarà sempre più sulla frontiera.
Capita dunque a proposito una bella iniziativa programmata per il 2 ottobre p.v. all'Auditorium di Pistoia dal titolo : "Lo Splendore della Vita in tutta l'esistenza dell'uomo". Parteciperanno all'incontro, cui ha collaborato anche l'AIAS di Pistoia, il dottor Giuseppe Noia (esperto della vita prenatale) e il dottor Giuseppe Melazzini (presidente dell'Associazione AISLA per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, egli stesso affetto da SLA).
Un incontro da non perdere e su cui varrà la pena riflettere.
Mi sentivo di spendere tutte queste parole perchè ci aiutino a centrare meglio il carisma della nostra associazione. L'esistenza dei ragazzi del centro, con la loro sofferenza, ma anche con il loro sorriso e la gioia pura e fresca che riescono a trasmettere, è un dono da valorizzare e far conoscere sempre di più. Il miracolo che scaturisce nel servizio, nella logica del dono di sè e nell'amore, vale tutta la tecnologia del mondo!
La bellezza che percepiscono al mare e al centro i volontari è la conferma di tutto questo. La dimensione del dono di sè è fondamentale. Viene da domandarsi: dono di chi? Di chi serve o di chi è servito? La capacità di riconoscerlo e accoglierlo, la qualità "terapeutica" che ne scaturisce sono tutti aspetti che dobbiamo meditare a fondo e proporre all'attenzione di tutti. E' quello che ha fatto Gesù, facendo di sè stesso dono per l'umanità.
Molti di questi temi sono affrontati anche nella recente Enciclica di Benedetto XVI "Caritas in Veritate".
Scrive il Santo Padre: "in ogni conoscenza e in ogni atto d'amore l'anima dell'uomo sperimenta un "di più" che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un'altezza a cui ci sentiamo elevati. Anche lo sviluppo dell'uomo e dei popoli si colloca a una simile altezza, se consideriamo la dimensione spirituale che deve connotare necessariamente tale sviluppo perchè possa essere autentico. Esso richiede occhi nuovi e un cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e di intravedere nello sviluppo un "oltre" che la tecnica non può dare. Su questa via sarà possibile perseguire quello sviluppo umano integrale che ha il suo criterio orientatore nella forza propulsiva della carità nella verità".
Quel "di più" di cui parla il Papa si coglie specialmente all'università dell'handicap e diventa una porta spalancata alla speranza, alla gioia, a quello "sviluppo umano integrale" di cui parla il Papa. La presenza di Dio nella sofferenza e nel mistero della disabilità può offrire davvero "occhi nuovi e un cuore nuovo". E' una presenza che cambia ogni cosa e che è necessario annunciare a tutti, forse anche con l'atteggiamento del Re Davide che alla presenza dell'Arca "danzava con tutte le forze davanti al Signore"; un'esperienza che i ragazzi del Centro vivono quotidianamente!
La recente Settimana Teologica ha portato all'attenzione una questione apparentemente astrusa e quasi fantascientifica, il tema, cioè, dell'immortalità terrena. Lo spunto è offerto dal recente libro di Andrea Vaccaro: "L'ultimo esorcismo. Filosofie dell'immortalità dell'anima" EDB, 2009.
"La sigla GNR Revolution" cito dal retro di copertina del libro di Andrea Vaccaro "viene usata per indicare la radicalità degli interventi sul fisico umano resi oggi possibili dalla combinazione di Genetica, Nanotecnologia, e Robotica. Con gli studi avanzati sulla decodificazione genetica, con l'informatizzazione della biologia che penetra nelle dinamiche cellulari più intime e con i dispositivi nanomedici che promettono la riparazione a livello atomico dell'organismo umano, la previsione che tutte le cause di malattia, e quindi di morte, saranno sbaragliate è venuta giocoforza a imporsi".
Se mai vedremo un simile risultato non è dato sapersi, ma è certo che prospettive simili non appaiono così fantasiose: "A recare la notizia che l'essere umano sarà "per natura" immortale non è qualche spititoso o giovane patito di cyber-cultura. sono vincitori di premi Nobel, direttori dei più rinomati istituti di ricerca, docenti delle più prestigiose università, tecnologi, scienziati e informatici".
L'estensione "radicale della vita" è forse un risultato non troppo lontano, di sicuro un obiettivo ricercato a fondo dai "geni" del nostro tempo. Vivere come se fossimo immortali è, invece, una caratteristica già diffusa dei nostri giorni, come se perdurasse un'eterna giovinezza in cui ogni desiderio è soddisfabile. C'è in gioco, mi pare, il concetto stesso di vita, di cui così a lungo si è discusso per il caso di Eluana Englaro. In un futuro, ma anche in un presente dove la morte può essere procrastinata quasi a piacimento, la morte naturale tenderà sempre più a scomparire fino a introdurre nuove drammatiche possibilità: ad esempio "la morte negoziale", di cui ha parlato in occasione della Settimana Teologica il filosofo Aldo Schiavone. Presto sarà dunque senz'altro possibile parlare anche di una "nascita negoziale", stabilita a tavolino valutando prerogative o "difetti" del nascituro. Ne consegue la terribile piaga dell'aborto selettivo, che negli Stati Uniti, per esempio, ha già sottratto alla vita migliaia di bambini con sindrome di down.
Se il concetto di vita si lega in maniera sempre più sottile e diffusa al concetto di "desiderio", alla capacità di disporre desiderio, se la vita è ciò che posso pianificare, personalizzare a mio piacimento, che vita è la vita debole, la vita disabile? Le prospettive dell'immortalità terrena appaiono lontane, e c'è da sperare che quando tutto questo avverrà la scienza avrà trovato soluzione anche alle malattie e all'handicap..ma nel frattempo la realtà della "vita debole" sarà sempre più sulla frontiera.
Capita dunque a proposito una bella iniziativa programmata per il 2 ottobre p.v. all'Auditorium di Pistoia dal titolo : "Lo Splendore della Vita in tutta l'esistenza dell'uomo". Parteciperanno all'incontro, cui ha collaborato anche l'AIAS di Pistoia, il dottor Giuseppe Noia (esperto della vita prenatale) e il dottor Giuseppe Melazzini (presidente dell'Associazione AISLA per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, egli stesso affetto da SLA).
Un incontro da non perdere e su cui varrà la pena riflettere.
Mi sentivo di spendere tutte queste parole perchè ci aiutino a centrare meglio il carisma della nostra associazione. L'esistenza dei ragazzi del centro, con la loro sofferenza, ma anche con il loro sorriso e la gioia pura e fresca che riescono a trasmettere, è un dono da valorizzare e far conoscere sempre di più. Il miracolo che scaturisce nel servizio, nella logica del dono di sè e nell'amore, vale tutta la tecnologia del mondo!
La bellezza che percepiscono al mare e al centro i volontari è la conferma di tutto questo. La dimensione del dono di sè è fondamentale. Viene da domandarsi: dono di chi? Di chi serve o di chi è servito? La capacità di riconoscerlo e accoglierlo, la qualità "terapeutica" che ne scaturisce sono tutti aspetti che dobbiamo meditare a fondo e proporre all'attenzione di tutti. E' quello che ha fatto Gesù, facendo di sè stesso dono per l'umanità.
Molti di questi temi sono affrontati anche nella recente Enciclica di Benedetto XVI "Caritas in Veritate".
Scrive il Santo Padre: "in ogni conoscenza e in ogni atto d'amore l'anima dell'uomo sperimenta un "di più" che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un'altezza a cui ci sentiamo elevati. Anche lo sviluppo dell'uomo e dei popoli si colloca a una simile altezza, se consideriamo la dimensione spirituale che deve connotare necessariamente tale sviluppo perchè possa essere autentico. Esso richiede occhi nuovi e un cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e di intravedere nello sviluppo un "oltre" che la tecnica non può dare. Su questa via sarà possibile perseguire quello sviluppo umano integrale che ha il suo criterio orientatore nella forza propulsiva della carità nella verità".
Quel "di più" di cui parla il Papa si coglie specialmente all'università dell'handicap e diventa una porta spalancata alla speranza, alla gioia, a quello "sviluppo umano integrale" di cui parla il Papa. La presenza di Dio nella sofferenza e nel mistero della disabilità può offrire davvero "occhi nuovi e un cuore nuovo". E' una presenza che cambia ogni cosa e che è necessario annunciare a tutti, forse anche con l'atteggiamento del Re Davide che alla presenza dell'Arca "danzava con tutte le forze davanti al Signore"; un'esperienza che i ragazzi del Centro vivono quotidianamente!